Reddito Minimo Universale o elemosina per alcuni poveri ?
In questi ultimi giorni l'Italia cerca di darsi il tono di nazione solidale stanziando qualche manciata di miliardi da destinare ad alcuni Comuni per sperimentare la forma di assistenza economica denominata Reddito Minimo di Inserimento già esistente in molti paesi d'Europa in varie forme. Qui in Italia la quota sembra ammontare a sole £ 500.000 e in taluni casi può variare se esistono condizioni familiari più gravi come figli piccoli a carico o disagi come handicap o invalidità. Il Partito Umanista, ricordiamo, propone il Reddito minimo garantito per tutti.
Intanto riportiamo alcuni stralci tratti da un articolo di Le Monde Diplomatique per farci un po' un idea: "Le nuove strade che portano alla rivoluzione del lavoro" Il disastro della disoccupazione massiccia con il moltiplicarsi dei posti di lavoro precari, l'aggravarsi delle disuguaglianze e la crescente instabilità delle famiglie, minaccia la coesione stessa della società. Vengono così avanti da più parti le proposte di un reddito di base incondizionato, nominato a seconda dei casi in modi diversi come: Reddito Universale, Reddito d'esistenza, Reddito di cittadinanza. Secondo queste proposte l'assegno dovrebbe essere versato ad ogni individuo fin dalla sua nascita, senza alcuna condizione di status familiare o professionale, in base al principio del diritto a un minimo di risorse da riconoscere a ciascuno in quanto esiste, e non per poter esistere. C'è pure l'Appello Europeo per una cittadinanza ed un economia plurale (Aecep), segnatamente con la proposta, di un Rmi (Reddito minimo d'inserimento) bis <a bassa condizionalità>, o con l'idea, che esporremo nel seguito, di una base minima di diritti non legati al lavoro. Esiste anche la rete europea del Basic Income European Network. I sostenitori di questa formula ritengono che la capacità produttiva di una società sia il risultato di tutto il sapere scientifico e tecnico accumulato dalle generazioni passate. Di conseguenza, i frutti di questo patrimonio comune devono andare a beneficio di tutti gli individui sotto forma di un reddito di base incondizionato . Sul piano dell' efficienza redistributiva, renderebbe il sistema sociale più semplice e meno costoso da gestire oltre che meno stigmatizzante per gli assistiti, grazie alla soppressione dei controlli sui livelli di reddito, e più efficace nella lotta contro la povertà assoluta. Peraltro, questa formula si adatterebbe meglio alla realtà dell' instabilità familiare, in quanto sarebbe fondata su un diritto legato alla persona e non al nucleo familiare, analogamente all'imposta negativa o all' Rmi. Sul versante del mercato del lavoro, questa formula ridurrebbe anche l'offerta di manodopera in quanto offrirebbe a ciascuno la possibilità di non lavorare, di lavorare meno o di lasciare temporaneamente o definitivamente la propria occupazione. Secondo alcuni il reddito universale sarebbe "la migliore leva per ridistribuire il più largamente possibile sia il lavoro renumerato che le attività non renumerate. La ripartizione delle responsabilità familiari e domestiche in seno alla famiglia sarebbe riequilibrata. Dal momento che il posto di lavoro cesserebbe di essere l'unico fattore di integrazione, si aprirebbe la strada verso una società di piena attività, o di multiattività.
35 ore di Lavoro sono ancora troppe!Si è scatenata la guerra sui giornali e nella poliica in seguito all' "azzardo rivoluzionario"
delle leggi di Jospin in Francia e Bertinotti-Prodi (si sono anche baciati) in Italia per la riduzione di orario
di lavoro. Cobas dappertutto ?!?Stanno sorgendo dappertutto comitati sindacali spontanei, locali e non, dagli allevatori della guerra del latte
a quelli delle fabbriche in crisi, dai professori e studenti ai controllori di volo e via dicendo. Per far fronte al proliferare massiccio di questi comitati non-controllati e non controllabili, ecco allora
che Governo, Conferali e Confindustria approntano come prima misura la legge “Bassanini”. Gli orrori della GlobalizzazioneRiteniamo importante ricordare perlomeno la situazione che si stàvivendo oggi durante la 'globalizzazione' planetaria, così pubblichiamodegli stralci tratti dalle ricerche fatte da autorevoli fonti : Sul pianeta Terra ci sono cinque miliardi di esseri umani. In esso solo 500 milioni vivono comodi, mentre quattro miliardi e mezzo di esseri umani soffrono la povertà e cercano il modo di sopravvivere. I patrimoni delle 358 persone più ricche al mondo (in miliardi di dollari) è
superiore al reddito annuale del 45% degli abitanti più poveri, qualcosa come due
miliardi e 600 milioni di persone. Nelle cosidette 'economie capitaliste avanzate' il numero dei disoccupati arriva già a 41 milioni di persone. Il fatturato delle 200 imprese più importanti del pianeta rappresenta più di un quarto dell'attività economica mondiale; e ciononostante queste 200 multinazionali impiegano solo 18,8 milioni di salariati, ossia meno dello 0,75 % della manodopera del pianeta. Negli Usa, l' 1% dei nordamericani più ricchi ha incamerato il 61,1% dell'insieme della ricchezza nazionale del paese, tra l'83 e l'89. L' 80 % dei nordamericani più poveri non si sono divisi che l'1,2 per cento. In Gran Bretagna il numero dei senzatetto è raddoppiato; il numero dei bambini che vivono solo con gli aiuti sociali è passato dal 7% nel '79 al 26% nel '94; il numero degli Inglesi che vivono nella povertà è passata da 5 milioni a 13 milioni e 700 mila (fonti Lmd aprile 97). Negli ultimi trent'anni il numero di occupati nel manifatturiero negli Stati Uniti si è ridotto dal 33% al 17% dell'occupazione totale, mentre le imprese americane hanno continuato
ad aumentare produzione e potere di mercato.35 milioni di senza lavoro nei ricchi paesi dell'OCSE.
"Disoccupati di tutto il mondo … "sulle piazze, sui giornali e nelle statistiche.I disoccupati e gli esclusi incominciano finalmante ad organizzarsi e a diventare un soggetto vivo e rumoroso. Già da mesi in Francia con il movimento chiamato "AC! (Agir contre le chomage! – Agire contro l’esclusione)" manifestano, occupano gli uffici di collocamento. In una battaglia di valore civile molto alto e con il consenso dell’opinione pubblica costringono Governo e sindacati a dover prendere provvedimenti come l’aumento del sussidio di disoccupazione ( che in Italia non esiste nemmeno) e a dover prendere misure concrete come la detassazione di alcuni servizi pubblici. Anche in Germania ed in Inghilterra si verificano grosse iniziative di fronte ai rispettivi uffici di collocamento, ma anche a Roma e a Napoli muovono i primi passi per attirare su di loro l’attenzione. A Roma ad esempio intervengono durante spettacoli o manifestazioni varie con delle tute bianche e cappucci bianchi a rappresentare la loro condizione di persone senza volto e senza identità e chiedono agevolazioni per i trasporti pubblici o riduzioni per per l’istruzione e la formazione. L’area sociale dei disoccupati, dei precari e delle persone che vivono sotto il livello di povertà stà forse uscendo da quello stato di indifferenza subito da parte della società ? Riportiamo un po’ di dati estratti da giornali e dai censimenti: Indagine Censis, Marzo ’98 : In Italia negli anni Novanta i poveri sono aumentati fino a toccare il 15% circa del totale. Gran Bretagna raggiunge nella corsa il 20 % e gli Stati Uniti il 25 %, questi ultimi sono i modelli economici guida del Neoliberismo. Indagine Istat, Febbraio ‘98: Milano con il 7,6 % di tasso di disoccupazione è la provincia in Lombardia con il dato più alto. Censimento di Milano ’91 (il più recente, purtroppo): Nella nostra zona (Zona 5 di Milano) gli occupati sono 41.5% ; i disoccupati 2.2% e le persone in cerca di prima occupazione sono il 2.0%. Sempre dal rapporto dell’istutito CNEL di questi giorni apprendiamo che : Per utilità indichiamo qui di seguito l’indirizzo dell ‘ Ufficio di Collocamento di Milano : Via
Lepetit n ‘ 8 , fermata MM2 - Stazione Centrale. |